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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-07-01 ad oggi 2010-07-01 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

MILANO - In arrivo modifiche per il Lodo Alfano: l'idea è di estendere ulteriormente lo scudo per il premier prevedendo che la sospensione possa valere anche per i processi cominciati prima dell'assunzione della carica. Il Pdl vorrebbe estenderla al presidente del Consiglio e ai ministri, mentre nel testo attuale vale solo per il capo dello Stato. La proposta è contenuta nel parere sul Lodo che la commissione Giustizia del Senato, presieduta da Filippo Berselli, dovrebbe consegnare giovedì a quella degli Affari costituzionali. "Del resto - spiega lo stesso Berselli che ha messo a punto il parere - sarebbe stato un diverso trattamento tra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio e non sarebbe stato giusto. Così la proposta è quella di uniformare il trattamento riservato al presidente della Repubblica anche al premier e ai ministri".

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-28 ad oggi 2010-06-30

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2010-07-01

1 Luglio 2010

DDL ALFANO

Sì di Bossi al Lodo Alfano allargato

Estendere l'applicazione del Lodo Alfano è "una piccola cosa: il presidente del Consiglio deve badare a un Paese e qualcosa gli devi dare". Ne è convinto Umberto Bossi, ministro per le Riforme e segretario della Lega Nord, che in questi termini ha risposto ai giornalisti, a margine della firma di patti di sicurezza a Varese. Bossi è convinto che sul disegno di legge sulle intercettazioni, che arriverà in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, si troverà "la mediazione" tra le esigenze dei cittadini alla riservatezza e della magistratura a indagare.

"La gente non ci tiene ad essere intercettata, mentre in alcuni casi è chiaro che la magistratura deve poter intercettare, ma non su tutto e su tutti. Si deve trovare la via, la mediazione, e la troveremo", ha aggiunto il leader del Carroccio. Ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso che il ddl arriverà in aula a Montecitorio il 29 luglio, dopo che il centrodestra ha cercato di imprimere un'accelerazione al provvedimento, anche se le tensioni dentro il Pdl e con l'opposizione restano alte.

La prospettiva di lavorare sulle intercettazioni ad agosto, caldeggiata dal capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, non piace però alla minoranza del partito legata al presidente della Camera Gianfranco Fini, mentre l'opposizione chiede di far slittare il provvedimento a settembre, per dare più tempo ai deputati di fare modifiche, soprattutto dopo che ieri il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, ha aspramente criticato il ddl per la parte che riguarda il contrasto alla criminalità organizzata.

Duri i commenti dell'opposizione. "È inutile che Bossi faccia finta di niente o tenti di sdrammatizzare. Estendere il lodo Alfano ai reati in corso ed a tutti i ministri è un privilegio che nessun altro governante in nessun altro paese civile e democratico conosce", ha detto Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera.

"La Lega, in nome della sua Realpolitik, tradisce i suoi elettori sulla sicurezza e sulla legalità, sia con il lodo Alfano sia con il sì alla legge sulle intercettazioni. Insomma, a Pontida parla bene ma a Roma razzola male", conclude il presidente dei deputati di IdV.

 

 

 

 

 

 

30 Giugno 2010

INTERCETTAZIONI

Ddl in aula dal 29 luglio

Fini: "È irragionevole"

Il testo del ddl sulle intercettazioni telefoniche arriverà in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, dopo l'esame della manovra economica. Lo ha deciso la conferenza dei capogruppo di Montecitorio. La decisione di calendarizzare il ddl intercettazioni alla fine di luglio è stata assunta dalla presidenza della Camera davanti alla richiesta dei gruppi di maggioranza e al no dell'opposizione. I tempi non saranno contingentati trattandosi di primo calendario.

"Questo vuol dire - spiega il capogruppo del Pd Dario Franceschini - che il testo non verrà assolutamente votato a luglio, ma che sarà necessario arrivare alla prima settimana di agosto. È una cosa non logica: serve solo a comprimere l'esame della manovra per un testo che comunque sarà modificato e dovrà tornare al Senato. Insomma, è una forzatura sbagliata".

E dall'Udc Michele Vietti lancia un appello al Pdl: "Fare una questione di puntiglio significa far spegnere la voglia di dialogare anche in chi quella voglia ha sempre dimostrato di averla".

Ma la maggioranza respinge l'accusa al mittente. "Nessuna prova di forza ed è assolutamente improprio parlare di forzature", spiega il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. "Quel testo - sostiene - è stato 14 mesi alla Camera, poi parecchi mesi al senato e ora torna in terza lettura e in Commissione si stanno facendo pure le audizioni. Andare a chiuderne l'esame entro la prima settimana di agosto è nell'ordine delle cose".

IL PRESIDENTE FINI: IRRAGIONEVOLE

Calendarizzare a fine luglio di ddl sulle intercettazioni "è irragionevole", visto che il voto finale è probabile che finisca comunque a settembre, considerato che alla Camera probabilmente ci saranno modifiche. È quanto avrebbe detto dopo la riunione dei capigruppo della Camera il presidente della Camera Gianfranco Fini, ribadendo che mettere in calendario quel testo a fine luglio"è solo un puntiglio".

Tuttavia, ha precisato Fini secondo quanto viene riferito da chi era presente alla conversazione, questo ragionamento politico non lo autorizzava a mettere il testo direttamente nel calendario di settembre: facendolo sarebbe, infatti, "venuto meno al proprio dovere istituzionale" visto che la maggioranza dei gruppi chiedeva l'esame del testo a luglio.

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-07-01

bersani promette battaglia: se la maggioranza insiste, avremo giornate calde

Lodo Alfano allargato, sì di Bossi

"Al premier qualcosa si deve"

Sì del Senatùr alla proposta di estendere lo scudo per premier e ministri: "Le modifiche? Piccole cose"

bersani promette battaglia: se la maggioranza insiste, avremo giornate calde

Lodo Alfano allargato, sì di Bossi

"Al premier qualcosa si deve"

Sì del Senatùr alla proposta di estendere lo scudo per premier e ministri: "Le modifiche? Piccole cose"

Umberto Bossi e Silvio Berlusconi (Emblema)

Umberto Bossi e Silvio Berlusconi (Emblema)

MILANO - Sulla proposta di allargare il Lodo Alfano c'è il sì di Umberto Bossi. Il leader della Lega apre infatti all'ipotesi di ampliare il ddl costituzionale, prevedendo maggiori impunità per il premier e i ministri. Queste modifiche, ha spiegato il numero uno del Carroccio "sono piccole cose: il presidente del Consiglio - ha aggiunto Bossi - deve badare a un Paese: qualcosa gli devi". La commissione Giustizia del Senato voterà martedì prossimo il parere alla commissione Affari costituzionali sul Lodo Alfano, che contiene, appunto, l'estensione dello scudo al presidente del Consiglio e ai ministri anche per i processi avviati prima dell'insediamento.

NO DI PD E IDV - L'opposizione insorge. Il leader del Pd Pierluigi Bersani parla di proposta "assolutamente inaccettabile" e avverte: se la maggioranza insisterà "avremo giornate calde". "Questa continua accelerazione su norme che confliggono con la legalità e mettono in discussione la parità davanti alla legge - spiega Bersani - mette il centrodestra in una prova di forza con l’opinione pubblica che gli farà pagare un prezzo. Da parte nostra ci sarà un’opposizione radicale su questo punto e se loro insistono avremo giornate calde". Rincara la dose Anna Finocchiaro: "Il presidente Berselli vende fumo, perché la vergogna del fatto che si può applicare la sospensione anche per i processi relativi a fatti commessi prima di diventare ministro c'era già nel testo, la vergogna c'era già: Berselli sta facendo un po' di fumo.Mi pare paradossale che si nominino ministri per avere la sospensione. Però è accaduto, si è verificato qualche giorno fa con la nomina del ministro Brancher". Il leader Idv, Antonio Di Pietro, non va per il sottile. "Prima c'era l'associazione a delinquere di stampo mafioso, ora stiamo andando verso l'associazione a delinquere di tipo parlamentare, che ne è l'evoluzione" dice.

I DUBBI DEI FINIANI - Forti dubbi sull'estensione del Lodo Alfano anche da parte dei finiani. "Non ho ancora visto il testo", precisa ad Affaritaliani Fabio Granata. "Noi siamo da sempre favorevoli alla possibilità di garantire a Berlusconi di governare serenamente e per questo abbiamo votato in modo convinto il legittimo impedimento. Devo dire però che non ci sembra una grande emergenza della nazione quella di parlare soltanto di lodi, intercettazioni e provvedimenti simili".

INTERCETTAZIONI E FEDERALISMO - A margine della firma di patti per la sicurezza a Varese, ha affrontato anche il tema delle intercettazioni: "troveremo la mediazione", ha detto, fra le esigenze della gente di non essere intercettata e quelle della magistratura di indagare. Quanto al federalismo, il leader del Carroccio ha spiegato: "Le Regioni ci chiedono, come tutti gli enti locali, di accelerare. A luglio daremo le cifre per le Regioni dopo aver dato quelle dei Comuni. Proprio ai Comuni andranno i tributi relativi agli immobili, non è roba da poco. Ci saranno poi anche i tributi propri delle Regioni".

Redazione online

01 luglio 2010

 

 

 

 

 

 

berselli: "ingiusto un diverso trattamento rispetto al capo dello stato"

Lodo Alfano, allo studio l'estensione

dello scudo per il presidente del Consiglio

La proposta è contenuta nel parere che la commissione Giustizia del Senato darà agli Affari costituzionali

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Silvio Berlusconi (Ap)

Silvio Berlusconi (Ap)

MILANO - In arrivo modifiche per il Lodo Alfano: l'idea è di estendere ulteriormente lo scudo per il premier prevedendo che la sospensione possa valere anche per i processi cominciati prima dell'assunzione della carica. Il Pdl vorrebbe estenderla al presidente del Consiglio e ai ministri, mentre nel testo attuale vale solo per il capo dello Stato. La proposta è contenuta nel parere sul Lodo che la commissione Giustizia del Senato, presieduta da Filippo Berselli, dovrebbe consegnare giovedì a quella degli Affari costituzionali. "Del resto - spiega lo stesso Berselli che ha messo a punto il parere - sarebbe stato un diverso trattamento tra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio e non sarebbe stato giusto. Così la proposta è quella di uniformare il trattamento riservato al presidente della Repubblica anche al premier e ai ministri".

"ERRORE NEL TESTO" - Nel testo attuale si prevede che lo scudo possa valere nei confronti del presidente della Repubblica "anche in relazione a fatti antecedenti all'assunzione della carica". "Ma questa formulazione, per un errore di chi ha messo a punto il testo - sottolinea Berselli -, non era stata estesa al presidente del Consiglio e ai ministri". "E ora - sottolinea - nel parere che stiamo per presentare cerchiamo di ovviare a questa disparità di trattamento". Se il parere della commissione Giustizia verrà accolto lo scudo per il premier e per i ministri si potrebbe estendere ulteriormente e la sospensione scatterebbe anche per i processi cominciati prima dell'assunzione dell'incarico. "Proponiamo di introdurre anche altre modifiche, come quella che riguarda la sostituzione del termine "procedimento" con "processo". Ma tutti gli altri rilievi sono più che altro di carattere tecnico" ha concluso Berselli.

PD: DECISIONE SCONCERTANTE - "La decisione di modificare il Lodo Alfano per estendere ulteriormente lo scudo al presidente del Consiglio e ai ministri è davvero sconcertante": questo il commento del capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti. "Questa decisione - aggiunge - dimostra qualora ce ne fosse stato bisogno, che non si tratta di un provvedimento con nobili intenzioni. Ripeto, è tutto molto sconcertante" (Ansa)

 

30 giugno 2010(ultima modifica: 01 luglio 2010)

 

 

 

IL disegno di legge costituzionale

Lodo Alfano, la maggioranza

presenta lo "scudo" per le alte cariche

Anche la Lega Nord ha deciso di sottoscriverlo dopo un incontro con il gruppo del Pdl

IL disegno di legge costituzionale

Lodo Alfano, la maggioranza

presenta lo "scudo" per le alte cariche

Anche la Lega Nord ha deciso di sottoscriverlo dopo un incontro con il gruppo del Pdl

MILANO - Il gruppo parlamentare del Popolo della Libertà al Senato ha presentato un disegno di legge costituzionale recante disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato.

I FIRMATARI - Dopo un incontro con il gruppo del Pdl, anche la Lega Nord ha deciso di sottoscrivere il ddl. Pertanto, primi firmatari sono i senatori Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello, Federico Bricolo, Roberto Centaro, Domenico Benedetti Valentini. Il testo del disegno di legge è consultabile dal portale internet del gruppo Pdl al Senato all'indirizzo www.pdlsenato.it.

IL COMMA 1 - "Quando l'autorità giudiziaria esercita l'azione penale nei confronti del presidente della Repubblica, anche in relazione a fatti antecedenti alla assunzione della carica, ne dà immediata comunicazione al Senato, trasmettendo gli atti del procedimento". Entro il termine di 90 giorni dalla comunicazione, nel corso dei quali il procedimento è sospeso, "il Parlamento in seduta comune dei suoi membri può disporre la sospensione del processo". È quanto prevede il comma 1 del primo articolo del ddl costituzionale presentato al Senato dalla maggioranza in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Per quanto riguarda il presidente del Consiglio e i ministri, invece, "l'autorità giudiziaria dovrà darne comunicazione alla Camera di appartenenza "trasmettendo gli atti dee procedimento". In caso non siano membri del parlamento la comunicazione dovrà essere fatta al Senato. Anche in questi casi il procedimento è sospeso per 90 giorni entro i quali Camera o Senato dovranno pronunciarsi. Esclusi dallo "scudo", invece, i presidenti di Camera e Senato. Il ddl firmato dai capigruppo del Senato di Pdl e Lega prevede che "la sospensione del processo opera per l'intera durata della carica o della funzione". Sospesa anche la prescrizione del reato. L'articolo 2 stabilisce che le norme "si applicano ai processi in corso alla data della sua entrata in vigore". (Fonte: Dire)

12 maggio 2010

 

 

 

Non prevede nessuna modifica della Carta

Lodo Alfano: pronto il ddl costituzionale

Prevede lo scudo giudiziario per il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e i ministri

Non prevede nessuna modifica della Carta

Lodo Alfano: pronto il ddl costituzionale

Prevede lo scudo giudiziario per il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e i ministri

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano (Lapresse)

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano (Lapresse)

ROMA - Sarà un disegno di legge (ddl) di rango costituzionale, ma non prevede nessuna modifica della Costituzione, il provvedimento messo a punto dal Pdl in sostituzione del Lodo Alfano. Il ddl è di tre articoli e prevede lo scudo giudiziario per il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e i ministri. Sarà presentato ad horas e reca le firme del capogruppo Maurizio Gasparri e del vicario Gaetano Quagliariello.

PROVVEDIMENTO - Il ddl prevede che il procedimento giudiziario vada comunque avanti. Il magistrato, sempre secondo quanto si apprende, deve invece comunicare alla Camera di appartenenza (Senato o Camera) del parlamentare o del ministro l'avvio del processo. La Camera ha 90 giorni di tempo per decidere se accogliere la richiesta o disporre la sospensione del processo fino al termine del mandato. Il ddl prevede altresì che sarà il Senato, nel caso di un ministro tecnico, la Camera di riferimento per la decisione. Dal provvedimento sono rimasti esclusi, rispetto all'originale Lodo Alfano, le figura dei presidenti di Camera e Senato per rispondere all'obiezione della Corte costituzionale secondo cui lo scudo giudiziario, a quel punto, doveva essere esteso anche ai parlamentari. (fonte: Ansa)

28 aprile 2010

 

 

 

 

via libera al disegno di legge approvato in via definitiva il 10 MARZO scorso

Legittimo impedimento,

Napolitano promulga il ddl

Scudo processuale di 18 mesi per il presidente del Consiglio e per i ministri. Di Pietro:ora il referendum

via libera al disegno di legge approvato in via definitiva il 10 MARZO scorso

Legittimo impedimento,

Napolitano promulga il ddl

Scudo processuale di 18 mesi per il presidente del Consiglio e per i ministri. Di Pietro:ora il referendum

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Emblema)

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Emblema)

MILANO - Sul legittimo impedimento c'è la firma di Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica ha infatti promulgato il disegno di legge che prevede lo scudo processuale di 18 mesi per il presidente del Consiglio e per i ministri. Il provvedimento, approvato in via definitiva dal Senato il 10 marzo scorso, entra in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. A quanto si apprende in ambienti del Quirinale, punto di riferimento del capo dello Stato è rimasto il riconoscimento - già contenuto nella sentenza della Corte costituzionale n. 24 del 2004 - dell'"apprezzabile interesse" ad assicurare "il sereno svolgimento di rilevanti funzioni" istituzionali, interesse "che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali di diritto". In questo quadro la legge approvata dalle Camere il 10 marzo scorso è - secondo le fonti del Colle - apparsa rivolta a "tipizzare" l'impedimento legittimo disciplinato dall'art. 420-ter del Codice di procedura penale, che la legge espressamente richiama, in un contesto di leale collaborazione istituzionale tra autorità politica e autorità giudiziaria.

"GRAZIE AL CAPO DELLO STATO" - Soddisfatti governo e maggioranza per la firma del capo dello Stato. Durante l'ufficio di presidenza del Pdl Silvio Berlusconi ha voluto ringraziare Napolitano "Ora avremo tre anni per governare in modo sereno", ha spiegato il premier secondo quanto viene riferito. "Il legittimo impedimento è un atto di giustizia e non di protervia politica" è stato il commento del ministro Gianfranco Rotondi.

BONDI E LA PROCURA DI MILANO - Sul legittimo impedimento però i pm milanesi titolari dei processi che vedono imputato Silvio Berlusconi, Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, hanno concordato da tempo la linea da seguire in diversi incontri avuti con il capo della procura Manlio Minale: i magistrati sarebbero orientati a solleveranno la questione di costituzionalità di fronte alla Consulta. Una ipotesi che sembra trovare conferma nelle parole del coordinatore del Pdl Sandro Bondi, secondo il quale "la decisione della Procura di Milano manifesta sostanzialmente una proterva mancanza di rispetto nei confronti delle Istituzioni democratiche e un disperato tentativo di modificare il corso politico positivo del dopo elezioni". "Oggi il capo dello Stato con la sua firma ha riconosciuto che non vi sono evidenti segni di incostituzionalità" ha detto a tal proposito il presidente del Consiglio. "Sono stato assediato da una certa magistratura, soprattutto dalla magistratura milanese" ha aggiunto il premier. "Su di me - ha detto - sono state dette cose che non stanno nè in cielo nè in terra ed io sono estraneo a qualsiasi accusa mi sia stata mossa. L'ho giurato e lo giuro sui miei figli"

IDV SUL PIEDE DI GUERRA - Contro il legittimo impedimento insorge intanto dal canto suo Antonio Di Pietro. "Cosa fatta capo ha" ha detto a caldo il leader dell'Italia dei Valori. "Per quanto ci riguarda - ha annunciato l'ex pm - non perderemo neppure un momento a disquisire di chi sia la colpa e, soprattutto, a chi giovi questo provvedimento che riteniamo incostituzionale e immorale. Per questo, chiederemo direttamente ai cittadini, tramite referendum, come abbiamo fatto con il lodo Alfano, se sono d'accordo sul fatto che in uno stato di diritto, come riteniamo debba essere il nostro, si possa accettare che alcune persone non vengano sottoposte a processo come succede a tutti gli altri cittadini quando vengono accusati di aver commesso un reato". Il Pd esprime "pieno rispetto per la decisione del presidente Napolitano" ma, ha commentato Andrea Orlando in una nota, "restano inalterati tutti i motivi politici che ci hanno fatto dire no, in Parlamento e nel Paese, alla legge sul legittimo impedimento". "Si tratta di un provvedimento, l'ennesimo - ha sottolineato il responsabile giustizia del Pd - che prova come il governo e la maggioranza si muovano non nell`interesse degli italiani e delle istituzioni ma solo per difendere il premier dai processi". "È ufficiale. Per l'ennesima volta il governo e la maggioranza colpiscono a morte la giustizia italiana per consentire a Berlusconi di eludere i processi in cui è coinvolto" ha aggiunto il senatore del Pd Giuseppe Lumia. Per Orazio Licandro, della segreteria nazionale del Pdci - Federazione della sinistra, il legittimo impedimento "è un privilegio. La controfirma del Presidente della Repubblica non aggiunge e non toglie nulla a questo provvedimento, che rappresenta una brutta pagina di civiltà giuridica e politica per il nostro Paese" ha detto. Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone "Napolitano si conferma un garante ineccepibile. Chi sperava di usare l'arma giudiziaria come strumento improprio per ostacolare l'attività di un governo democraticamente scelto dagli italiani è rimasto ancora una volta deluso. Quanto a Di Pietro, è ormai un disperato politico - ha aggiunto Capezzone -: continua a solleticare gli istinti più aggressivi di una piccola minoranza di antiberlusconiani ossessionati, inchiodando la sinistra a posizioni indifendibili e strutturalmente minoritarie e marginali. Contenti loro...".

DUE ARTICOLI - Due gli articoli del provvedimento che consentirà "al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge": l’articolo 2 riguarda il carattere di "legge ponte", cioè l’applicazione della nuova norma "fino alla data di entrata in vigore della legge costituzionale" e fissa inoltre l’entrata in vigore della nuova norma sul legittimo impedimento al giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il testo prevede che le attribuzioni previste dalla legge che disciplina l’attività di governo e della presidenza del Consiglio, dal regolamento interno del Consiglio dei ministri, le relative attività preparatorie e consequenziali, nonché di ogni attività comunque "coessenziale" alle funzioni di governo costituiscano legittimo impedimento per il premier a comparire alle udienze penali che lo vedono imputato (non a quelle in cui è parte offesa). Stesso trattamento vale per i ministri. Sarà Palazzo Chigi ad autocertificare l’impedimento. "Ove la presidenza del Consiglio dei ministri - recita il testo - attesti che l’impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo ad udienza successiva al periodo indicato. Ciascun rinvio non può essere superiore a sei mesi". Il corso della prescrizione rimane sospeso per l’intera durata del rinvio. La legge si applica anche "ai processi penali in corso in ogni fase, stato o grado, alla data della entrata in vigore della legge".

Redazione online

07 aprile 2010(ultima modifica: 08 aprile 2010)

 

REPUBBLICA

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2010-06-01

Lodo Alfano, Bersani: "Uno scandalo"

I finiani: "Non è una priorità"

L'opposizione attacca la nuova versione che fa valere il provvedimento anche per i procedimenti iniziati prima dell'assunzione della carica. Di Pietro: "Associazione a delinquere di tipo parlamentare". Bossi: "Qualcosa al premier bisogna dare"

Lodo Alfano, Bersani: "Uno scandalo" I finiani: "Non è una priorità"

ROMA - "La trovo una impostazione scandalosa. Credo che la maggioranza sia stata presa da una frenesia dalla quel deve guardarsi". Il segretario del Pd Pierluigi Bersani boccia duramente la nuova versione del lodo Alfano costituzionale che fa valere il provvedimento anche per i procedimenti iniziati prima dell'assunzione della carica 1. "Una impostazione così oltranzista sui temi della legalità e della parità della condizione dei cittadini davanti alla legge - spiega Bersani - li farà sbattere contro un muro: l'opinione pubblica non può accettare questo percorso".

Furioso Antonio Di Pietro che si affida ai soliti toni ad effetto. "Siamo passati dall'associazione a delinquere di tipo mafioso a quella di tipo parlamentare, che ne è l'evoluzione della specie, ovvero fare le leggi per non farsi processare" dice il leader Idv.

Ma non è solo l'opposizione a sollevare dubbi. In particolare sull'estesione del lodo ai ministri. "Non ci sembra una grande emergenza della nazione quella di parlare soltanto di lodi, intercettazioni e provvedimenti simili. Soprattutto in una situazione economica come questa e un'Italia dove le mafie fatturano 120 miliardi all'anno. Quindi credo che non sia una grande emergenza" dice il finiano Fabio Granata.

La maggioranza, però, fa quadrato. "E' inspiegabile - dice il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli - la disparita' di trattamento tra il Capo dello Stato da un lato, ed il presidente del Consiglio ed i ministri dall'altra'. Poi una precisazione: ''Ad oggi si tratta di una proposta del presidente della commissione e non della maggioranza''. Mentre Umberto Bossi minimizza: "Estendere l'applicazione del lodo è una piccola cosa: il premier deve badare ad un paese e qualcosa gli devi dare".

(01 luglio 2010)

 

 

 

 

 

INTERCETTAZIONI

Berlusconi sfida Fini e il Quirinale

"Intesa subito o il testo non cambia"

Gli uomini del premier lanciano l'"assalto finale" al presidente della Camera: "O ci asseconda, o se ne va". L'ex leader di An sorpreso dalla forzatura: "Ma quel testo non si può votare"

di LIANA MILELLA

Berlusconi sfida Fini e il Quirinale "Intesa subito o il testo non cambia" Silvio Berlusconi

ROMA - È il giorno della grande sfida. Di Berlusconi contro Fini. Contro il Quirinale. Contro la piazza. Per tacitare i forti dissensi interni. Per puntare, in un en plein, a portare a casa prima delle vacanze, le intercettazioni, il lodo Alfano, un nuovo vice presidente del Csm del centrodestra. Si parte con Fini, alle 9 di mattina, nella capigruppo. Si chiude col Quirinale, alle 9 di sera, nella consulta per la giustizia di Niccolò Ghedini. Con una provocazione per Napolitano raccontata così: "Gli abbiamo chiesto in tutti i modi di indicarci le modifiche. Ma lui non vuole segnalarcele. E allora noi andremo avanti con il testo così com'è, facendo al massimo qualche lieve modifica. E poi succeda quel che deve succedere". Il segnale arriva ai finiani che reagiscono nell'unico modo possibile: "Se le cose stanno davvero così noi voteremo sì alla fiducia, se la mettono, ma subito dopo bocceremo il ddl".

Da ieri si preparano un luglio e un agosto di fuoco. Con i berluscones all'attacco, decisi a chiudere i conti col presidente della Camera. "O dentro o fuori. O ci asseconda o se ne va. Tanto, elettoralmente, non pesa nulla". Lui non nasconde la sorpresa. Tant'è che ai suoi confida: "Ero convinto che avrebbero desistito dalla forzatura di voler mettere questo ddl a tutti i costi in calendario. C'è la manovra, c'è la crisi economica, si può andare a settembre". Percepisce il segnale ostile del Cavaliere, sente la voglia di sfida, reagisce "indignato". La sua squadra gli fa quadrato intorno. Ma Berlusconi, dicono i colonnelli, vuole "dargli una lezione" e chiudere sulle intercettazioni.

La road map disegnata dall'ala dura del Pdl prevede di portare all'apice la sfida. A partire dalle modifiche. Che potrebbero essere pochissime e tali da non mutare la natura del testo, già fin troppo edulcorato per il premier. Poi il tentativo del doppio voto, nella prima settimana di agosto, prima alla Camera e poi al Senato, con una doppia fiducia. A ridosso, palazzo Madama dovrebbe licenziare per la prima lettura il lodo Alfano costituzionale, su cui Roberto Centaro, che ne ha scritto la prima versione, ha scoperto un evidente errore che avrebbe comportato il rischio di escludere dall'applicazione i processi in corso per il premier. Lo scudo avrebbe coperto il capo dello Stato, poiché nel testo è scritto che vale "anche in relazione a fatti antecedenti all'assunzione della carica". Ma poiché la stessa frase non è ripetuta per premier e ministri c'era il rischio che Berlusconi restasse scoperto. Sarà il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli, con un parere, a suggerire la correzione 1.

L'ansia nel correggere questo dettaglio dimostra la volontà dei falchi di andare fino in fondo. Contrastando chi, all'opposto, e non solo tra i finiani, considera la strategia del Guardasigilli Alfano e dell'avvocato Ghedini del tutto perdente. Diceva ieri un dissidente: "Stiamo sbagliando tutto e ci stiamo mettendo tutti contro, basta guardare la piazza di domani, giornalisti, magistrati, società civile, un disastro". Per questo bisogna chiudere al più presto. Incassando le intercettazioni e il lodo Alfano e spuntando un accordo sul Csm. Lungamente, in un divanetto del Transatlantico, ieri hanno parlato Ghedini e il centrista Michele Vietti, disposto ad entrare nella rosa per il Consiglio solo a patto di diventarne il vice. Ma per questo serve l'appoggio di Berlusconi. Il quale, in prima battuta, vorrebbe puntare su un uomo di sua stretta fiducia, Gaetano Pecorella o Peppino Gargani. Ma qualora, com'è peraltro scontato, i togati non li votassero, quella di Vietti potrebbe diventare una candidatura di compromesso, da spendere sul piatto di un ritrovato rapporto con Casini.

Ma prima di arrivare al Csm e agli otto laici che le Camere devono eleggere c'è lo scoglio degli emendamenti alle intercettazioni. Con l'incognita dei finiani e soprattutto della presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno. "Che farà lei? Presenterà delle modifiche?" si chiedeva ieri il segretario della consulta Pdl Enrico Costa. Lì può cadere il piano del Cavaliere perché se la Bongiorno e i finiani correggono le storture della legge e l'opposizione vota a favore cambia la storia del ddl, ma anche dei rapporti tra Fini e Berlusconi. E il destino del governo e della legislatura.

(01 luglio 2010)

 

 

 

 

 

Lodo Alfano, si estende scudo premier

"Sospensione per tutti i processi"

Nel parere della Commissione Giustizia del Senato, la modifica che prevede la sospensione anche per i procedimenti cominciati prima dell'assunzione della carica. Nel testo attuale vale solo per il capo dello Stato e "non è giusto, è un errore di chi lo ha formulato". Il Pd: "Uno scempio della giustizia"

Lodo Alfano, si estende scudo premier "Sospensione per tutti i processi" Il ministro Angelino Alfano

ROMA - In arrivo dal Pdl modifiche per il Lodo Alfano. Nel parere sul Lodo che la commissione Giustizia del Senato sta per dare alla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, c'è anche la proposta di estendere ulteriormente lo scudo per il premier, prevedendo che la sospensione possa valere anche per i processi cominciati prima dell'assunzione della carica. Estensione di cui dovrebbero godere anche i ministri e che, nel testo attuale, vale solo per il presidente della Repubblica.

A stretto giro arriva la reazione dell'opposizone. "La decisione è davvero sconcertante - afferma il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti - e dimostra, qualora ce ne fosse stato bisogno, che non si tratta di un provvedimento con nobili intenzioni. Ripeto, è tutto molto sconcertante, si fa scempio della giustizia".

Per Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia "un diverso trattamento tra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio non sarebbe giusto. Così la proposta è di uniformare il trattamento riservato al presidente della Repubblica anche al premier e ai ministri". "Questa formulazione, per un errore di chi ha formulato il testo - sottolinea Berselli - non era stata estesa al presidente del Consiglio e ai ministri. Nel parere che stiamo per presentare in Prima Commissione cerchiamo di ovviare a questa disparità di trattamento".

Della modifica si è parlato anche questa sera nella Consulta della giustizia del Pdl. Durante la riunione, alcuni senatori avrebbero annunciato il parere che il presidente Berselli dovrebbe presentare domani alla Commissione Affari Costituzionali. Se il parere della Commissione Giustizia verrà accolto, lo scudo per il premier e per i ministri si potrebbe estendere ulteriormente e la sospensione scatterebbe anche per quei processi cominciati prima dell'assunzione dell'incarico. "Poi proponiamo di introdurre anche altre modifiche - conclude Berselli - come quella che riguarda la sostituzione del termine 'procedimento' con 'processo'. Ma tutti gli altri rilievi sono più che altro di carattere tecnico".

(30 giugno 2010)

 

 

 

 

Legge-bavaglio, blitz del Pdl

"Aula a luglio". Fini: irragionevole

Il ddl sarà esaminato dall'assemblea di Montecitorio dopo l'approvazione della manovra. L'ex leader di An convinto che il voto finale andrà comunque a settembre. Bossi: "Ok chiudere prima dell'estate". Insorge l'opposizione

di CARMELO LOPAPA

Legge-bavaglio, blitz del Pdl "Aula a luglio". Fini: irragionevole Gianfranco Fini

ROMA - La legge-bavaglio torna in aula il 29 luglio. E impegnerà la Camera in un tour de force sotto la calura della prima settimana di agosto. Il premier Berlusconi è a Panama ma l'input che giunge dall'altra parte dell'Oceano è secco: sul ddl intercettazioni bisogna accelerare e provare a chiudere prima della pausa. Nonostante la protesta di piazza di oggi, nonostante i magistrati e i giornalisti, nonostante i veti interni dei finiani. Un'"impuntatura" che il presidente della Camera accetta, pur giudicandola "irragionevole". Giudizio personale, politico, che scatena la reazione aspra dei berlusconiani di prima linea. Tutto a Montecitorio lascia presagire un agosto assai caldo, con l'ultima battaglia campale tra i due fronti interni al Pdl e l'opposizione che si prepara alle barricate: "Tra manovra e intercettazioni, per la maggioranza sarà un inferno" preannuncia Dario Franceschini.

Incontrando a Panama City il presidente della Repubblica, Ricardo Martinelli Berrocal - imprenditore come lui - il premier Berlusconi si lascia andare a una battuta sui politici di professione che ha tutto il sapore di essere riferita al cofondatore del Pdl. Scherza, ma neanche tanto, con Martinelli: "Veniamo entrambi dal mondo del lavoro, non siamo professionisti della politica. Nel mondo delle imprese non è come nel mondo della politica dove la parola non si mantiene quasi mai". Battute in libertà ma pronunciate poche ore dopo l'uscita del presidente della Camera Fini, per nulla soddisfatto dall'inserimento in agenda, per fine luglio, del ddl intercettazione.

Un'imposizione dei capigruppo della maggioranza che la terza carica dello Stato giudica "solo un puntiglio irragionevole", dato che il voto finale, è sua opinione, slitterà comunque a settembre, dopo le modifiche che la Camera comunque apporterà. Modifiche alle quali, dopo il passaggio in commissione Giustizia, i suoi stanno già lavorando, Giulia Bongiorno in testa. Tuttavia, Fini non ha voluto osare di più, rinviando d'autorità la partita alla ripresa di settembre. Se l'avesse fatto, sarebbe "venuto meno al proprio dovere istituzionale" come ha spiegato al termine della conferenza dei capigruppo.

L'accortezza non è servita comunque a evitargli gli attacchi dell'ala berlusconiana. "Fini deve essere capace di separare il proprio ruolo politico di minoranza all'interno del Pdl da quello di presidente della Camera - è l'affondo di Fabrizio Cicchitto - La terza carica dello stato deve essere super partes". Va oltre Osvaldo Napoli: "Un degrado del ruolo istituzionale, questo presidente di lotta e di governo". Bossi sta con loro: "Per la Lega va bene chiudere prima dell'estate".

Va da sé che l'obiettivo del premier e della maggioranza Pdl è quello di stanare i finiani, proprio con l'accelerazione sul voto del ddl intercettazioni. Il presidente della Camera ripete che le modifiche ci saranno, perché sul testo prodotto dal Senato, per dirla con Fabio Granata, "non è possibile un accordo compromissorio, non è votabile". A questo punto, il fronte che si apre nel Pdl è duplice. Già, perché Italo Bocchino avverte che anche "sulla manovra economica servirà una cabina di regia politica che coinvolga la minoranza interna e i governatori Pdl". Bisognerà trattare anche su quella, è il messaggio.

Sulle intercettazioni, per altro, la maggioranza non potrà contare sul sostegno dell'Udc, pronto a trattare, a patto però che il ddl sia "migliorato". Ma allora a cosa si deve l'ultimo blitz sul calendario? Il centrista Vietti dà voce ai boatos insistenti in Transatlantico: "Anche se esistesse il timore che venissero pubblicate nuove intercettazioni, non ci sarebbe comunque la possibilità di approvare il ddl entro l'estate". Ad ogni modo, il segretario Pd Pier Luigi Bersani preannuncia battaglia e chiede "coerenza" a Fini, contro questo "ulteriore gesto di arroganza che sfida la coscienza civile di questo Paese".

(01 luglio 2010)

 

 

 

L'indecenza istituzionale

di MASSIMO GIANNINI

L'indecenza istituzionale Silvio Berlusconi

I GIURISTI inglesi dell'800 sostenevano che ci sono solo due modi per governare una società: l'opinione pubblica e la spada. Con l'affondo sulla legge che limita le intercettazioni Silvio Berlusconi li sta pericolosamente sperimentando tutti e due. Impone il bavaglio ai mass-media, per evitare che i cittadini sappiano ciò che si muove dentro e intorno al potere politico. Dispone il blitz in Parlamento, per costringerlo a votare questa legge-vergogna prima della pausa estiva.

Quanto accaduto alla Camera la dice lunga sullo stato di esaltazione e insieme di confusione che anima la maggioranza e il suo leader. C'è un presidente del Consiglio che alterna episodici momenti di ragionevolezza e drammatici sprazzi di dissennatezza. Ieri sono andati in scena i secondi: il premier ha voluto a tutti i costi che la conferenza dei capigruppo di Montecitorio calendarizzasse per il 29 luglio la discussione in aula del testo sulle intercettazioni. E ci è riuscito. Con il risultato, paradossale, che il dibattito sulla legge-bavaglio finirà per intrecciarsi a quello sulla manovra economica. Con buona pace degli appelli del presidente della Repubblica, che aveva invocato senso di responsabilità e aveva chiesto ai partiti di dare la priorità assoluta alla manovra, l'unico tema che sta realmente a cuore agli italiani, e di lasciar perdere le questioni che hanno come unico effetto quello di avvelenare i pozzi del confronto parlamentare e del discorso pubblico. Una mossa pericolosa, dunque. Benzina sul fuoco, alla vigilia della manifestazione contro la legge-bavaglio organizzata oggi in diverse piazze d'Italia.

In questa mossa del premier c'è un profilo di indecenza istituzionale, già ampiamente dimostrata dalle continue provocazioni contro il Quirinale. E c'è un profilo di arroganza politica, già ripetutamente esercitata attraverso i continui attacchi contro i nemici interni della maggioranza e quelli esterni dell'opposizione. Fa bene il Pd, insieme a tutte le forze che si oppongono a questo centrodestra, ad annunciare un Vietnam parlamentare, di fronte all'ennesima forzatura voluta dal capo del governo. Ma stavolta, occorre dirlo, ha fatto male il presidente della Camera ad accettare il diktat dei capigruppo della maggioranza, salvo poi far filtrare a giochi fatti la sua presa di distanza. "Una scelta irragionevole", l'ha definita Gianfranco Fini. Ma se davvero la considerava tale, avrebbe potuto e dovuto evitarla, invece che avallarla. A livello personale Fini incassa un vantaggio: smarcandosi dal Cavaliere nella forma lucra il massimo della rendita mediatica, dandogliela vinta nella sostanza non paga alcun prezzo politico. Ma a livello più generale il calcolo è ben diverso. Il giochino è a somma zero: stavolta non c'è stata alcuna "riduzione del danno" (che il co-fondatore del Pdl dice spesso di perseguire, per arginare i disastri imputabili al fondatore). Stavolta, in questa provocatoria accelerazione puntualmente benedetta da Bossi in nome del sacro federalismo, c'è solo il "danno". E rischiamo di pagarlo tutti.

C'è un profilo di tutela giurisdizionale delle indagini, irrinunciabili in qualunque Stato di diritto. Non c'è da aggiungere altro, rispetto a quanto hanno denunciato durante le audizioni in Commissione giustizia di Montecitorio non solo e non tanto dalle famigerate "toghe rosse" dell'Anm, quanto piuttosto dai magistrati in prima linea. Per esempio Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia: "Il disegno di legge, con le ultime modifiche, ha peggiorato la situazione per quanto riguarda la mafia e il terrorismo, con effetti devastanti sulle indagini... Le intercettazioni ambientali non si potranno più fare nei luoghi privati di dimora perché hanno bisogno, per essere autorizzate, della dimostrazione che in quel posto si sta commettendo un reato: agli inquirenti si chiede una 'prova diabolicà impossibile da fornire". Oppure Giovandomenico Lepore, procuratore capo di Napoli: "Le limitazioni alle intercettazioni danneggiano le indagini... Difficilmente, senza le intercettazioni, avremmo potuto capire come si svolgeva il traffico di droga che ci ha appena portato all'arresto di 28 persone nel quartiere San Giovanni a Teduccio". O ancora Rosario Cantelmo, procuratore aggiunto: "In 40 giorni di osservazione sono state documentate 870 azioni di spaccio. Tutto ciò non sarebbe stato possibile con la nuova legge". O infine Antonio Ingroia, procuratore antimafia a Palermo: "Le intercettazioni sono il principale strumento di indagine contro la criminalità mafiosa, economica e politica; oggi l'80% delle indagini si basa su questo strumento... Se il ddl passasse senza modifiche si tornerebbe indietro di 40 anni".

C'è un profilo di tutela costituzionale dei diritti, insopprimibili per qualunque democrazia. Lo sosteniano da settimane, anche attraverso la campagna dei post-it: la legge-bavaglio nega ai cittadini il diritto di essere informati. E l'informazione, in questo testo inemendabile, è violata in senso attivo e passivo: la legge-bavaglio nega ai mass media il diritto di informare. In nome di un'idea malintesa della privacy, e con il pretesto della difesa della riservatezza, il centrodestra opera un clamoroso sbilanciamento tra i diritti costituzionali meritevoli di tutela. Lo hanno detto e scritto i più autorevoli giuristi italiani, da Gustavo Zagrebelski a Valerio Onida. Ora lo ripete anche il Garante per la privacy Francesco Pizzetti, nella sua relazione annuale al Parlamento: "Nel ddl sulle intercettazioni si sposta oggettivamente il punto di equilibrio tra libertà di stampa e tutela della riservatezza, tutto a favore della riservatezza, e questo può giustificare che da molte parti si affermi che, così facendo, si pone in pericolo la libertà di stampa". È esattamente quello che pensiamo, al di là di tutte le risibili distorsioni ermeneutiche in cui si sono cimentati i cortigiani del Pdl. Ed è confortante che a ribadirlo sia il presidente di un'Authority, proprio nel momento in cui Berlusconi e il suo "cardinal Mazzarino" (l'immarcescibile Gianni Letta) usano queste istituzioni amministrative indipendenti come "succursali" governative in cui spartire e moltiplicare poltrone, a beneficio della solita "cricca" dei grand commis di regime.

Per tutte queste ragioni, la legge-bavaglio non può e non deve passare, nonostante i colpi di spada del presidente del Consiglio e i suoi dissennati appelli a scioperare contro i giornali. "Un giornalismo onesto e indipendente è la forza più possente che la civiltà moderna abbia sviluppato. Malgrado i suoi errori è indispensabile alla vita delle persone libere. Le frontiere del privilegio costituzionale della stampa sono tanto ampie quanto il pensiero umano...". Lo scrisse un secolo fa Alton Parker, giudice supremo della Corte d'Appello di New York. Un magistrato di enorme spessore, che contribuì a fare grande la democrazia americana. Una "toga" che Berlusconi, oggi, definirebbe senz'altro una "metastasi".

(01 luglio 2010)

 

 

L'UNITA'

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2010-06-01

Lodo Alfano, Umberto Bossi: "Al premier qualcosa la devi dare"

Estendere l'applicazione del Lodo Alfano è "una piccola cosa: il presidente del Consiglio deve badare ad un paese e qualcosa gli devi dare". Ne è convinto Umberto Bossi, ministro per le Riforme e segretario della Lega Nord, che in questi termini ha risposto ai giornalisti, a margine della firma di patti di sicurezza a Varese. Il leader della Lega si dice così favorevole alla proposta di estendere il lodo Alfano ai processi avviati prima dell'insediamento come primo ministro.

Bossi ha anche intervenuto sulle polemiche legate alle intercettazioni. "Troveremo la mediazione" fra le esigenze della gente di non essere intercettata e quelle della magistratura di indagare. "La gente - ha risposto Bossi ai giornalisti - non ci tiene ad essere intercettata mentre in alcuni casi è chiaro che la magistratura deve poter intercettare ma non su tutto e su tutti: si deve trovare la via, la mediazione, e la troveremo".

01 luglio 2010

 

 

 

 

Lodo Alfano, l'ultima novità: si estende scudo premier. Il Pd: sconcertante

In arrivo modifiche per il Lodo Alfano e l'idea e' quella di estendere ulteriormente lo scudo per il premier prevedendo che la sospensione possa valere anche per i processi cominciati prima dell'assunzione della carica. La previsione ,che nel testo attuale vale solo per il Capo dello Stato, ora il Pdl vorrebbe estenderla anche al presidente del Consiglio e ai ministri. E' questa la proposta contenuta nel parere sul Lodo Alfano che la commissione Giustizia del Senato, presieduta da Filippo Berselli, sta per dare alla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.

''Del resto - spiega lo stesso Berselli che ha messo a punto il parere - sarebbe stato un diverso trattamento tra il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio e non sarebbe stato giusto. Cosi' la proposta e' quella di uniformare il trattamento riservato al presidente della Repubblica anche al premier e ai ministri.Di questa modifica che si potrebbe introdurre al Lodo Alfano se ne e' parlato anche questa sera nella Consulta della giustizia del Pdl. Durante la riunione, alcuni senatori avrebbero annunciato il parere che il presidente Berselli dovrebbe presentare domani alla Commissione Affari Costituzionali che sta esaminando il Lodo Alfano.

Nel testo attuale si prevede che lo scudo possa valere nei confronti del presidente della Repubblica ''anche in relazione a fatti antecedenti all'assunzione della carica''. ''Ma questa formulazione, per un errore di chi ha formulato il testo - sottolinea Berselli - non era stata estesa al presidente del Consiglio e ai ministri''. ''E ora - sottolinea - nel parere che stiamo per presentare in Prima Commissione cerchiamo di ovviare a questa disparita' di trattamento''. Se il parere della Commissione Giustizia verra' accolto lo scudo per il premier e per i ministri si potrebbe estendere ulteriormente e la sospensione scatterebbe anche per quei processi cominciati prima dell'assunzione dell'incarico. ''Poi proponiamo di introdurre - conclude Berselli - anche altre modifiche come quella che riguarda la sostituzione del termine 'procedimento' con quella di 'processo'. Ma tutti gli altri rilievi sono piu' che altro di carattere tecnico.

''La decisione di modificare il Lodo Alfano per estendere ulteriormente lo scudo al presidente del Consiglio e ai ministri e' davvero sconcertante''. Il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti commenta cosi' l'intenzione espressa dagli esponenti del Pdl di modificare il testo ora all'esame della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. ''Questa decisione - aggiunge - dimostra qualora ce ne fosse stato bisogno, che non si tratta di un provvedimento con nobili intenzioni. Ripeto, e' tutto molto sconcertante''.

30 giugno 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-06-01

Il Pdl tenta di ampliare lo scudo del Lodo Alfano per il premier

Cronologia articolo30 giugno 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 22:48.

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In arrivo modifiche per il Lodo Alfano e l'idea è quella di estendere ulteriormente lo scudo per il premier prevedendo che la sospensione possa valere anche per i processi cominciati prima dell'assunzione della carica. La previsione ,che nel testo attuale vale solo per il Capo dello Stato, ora il Pdl vorrebbe estenderla anche al presidente del Consiglio e ai ministri. È questa la proposta contenuta nel parere sul Lodo Alfano che la commissione Giustizia del Senato, presieduta da Filippo Berselli, sta per dare alla commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.

"Del resto - spiega lo stesso Berselli che ha messo a punto il parere - sarebbe stato un diverso trattamento tra il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio e non sarebbe stato giusto. Così la proposta è quella di uniformare il trattamento riservato al presidente della Repubblica anche al premier e ai ministri.

Di questa modifica che si potrebbe introdurre al Lodo Alfano se ne è parlato anche mercoledì sera nella Consulta della giustizia del Pdl. Durante la riunione, alcuni senatori avrebbero annunciato il parere che il presidente Berselli dovrebbe presentare domani alla Commissione Affari Costituzionali che sta esaminando il Lodo Alfano.

Nel testo attuale si prevede che lo scudo possa valere nei confronti del presidente della Repubblica "anche in relazione a fatti antecedenti all'assunzione della carica". "Ma questa formulazione, per un errore di chi ha formulato il testo - sottolinea Berselli - non era stata estesa al presidente del Consiglio e ai ministri". "E ora - sottolinea - nel parere che stiamo per presentare in Prima Commissione cerchiamo di ovviare a questa disparità di trattamento".

Se il parere della Commissione Giustizia verrà accolto lo scudo per il premier e per i ministri si potrebbe estendere ulteriormente e la sospensione scatterebbe anche per quei processi cominciati prima dell'assunzione dell'incarico. "Poi proponiamo di introdurre - conclude Berselli - anche altre modifiche come quella che riguarda la sostituzione del termine 'procedimentò con quella di 'processò. Ma tutti gli altri rilievi sono più che altro di carattere tecnico

 

 

 

 

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